incesto
Mia figlia Sofia
di knoor
10.08.2019 |
38.542 |
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"Sofia si mise invece alle mie spalle sdraiata..."
Il mio rapporto con Sofia, mia figlia, è stato sempre molto bello. Sua madre ed io siamo separati e qualche tempo fa Sofia è venuta a passare l’estate con me al mare. Sua madre mi aveva chiesto se avessi potuto organizzare per Sofia delle lezioni di tedesco. Dissi subito di si perché sapevo che a lei sarebbe piaciuto continuare a studiare anche durante l’estate, è una ragazza studiosa e molto intelligente. A questo punto comincia il mio problema. Sofia è bellissima.
Forse qualcuno di voi, in qualche modo, mi può capire: la bambina con la quale giocavi e scherzavi e che amavi con tutta la purezza del tuo cuore un bel giorno entra nella stanza e tu capisci che si è trasformata in qualcosa di diverso. Si è trasformata in una Dea. Tanto più Dea in quanto per te è la persona più vietata al mondo.
Vuoi scacciare da te quei pensieri vorresti allontanarli in qualche parte oscura del cervello, ma a volte il desiderio inconfessabile si manifesta, magari in un sogno o in uno di quei momenti incantati dove tutto è possibile. Sofia ha 23 anni io ne ho 54.
Lei dice sempre che sono un uomo bellissimo e che tutte le sue amiche sono pazze di me. Per fortuna lo dice con una purezza tale da non indurre in me particolari tentazioni. Con Sofia sono sempre stato severo e da quando la sua bellezza è esplosa ho tenuto con lei un comportamento allegro, ma un po’ distante soprattutto considerando che non viviamo insieme. Sono un padre attento, ma non un amico. Un poco all’antica. Forse questo atteggiamento è stato un tentativo di vigilare sul mostro che mi cova nell’anima, la mia coscienza ha voluto tenere prigioniera e nascosta questa forza oscura che mi ha dannato.
Ora dovrei descrivervi Sofia.
Diciamo che ai miei occhi la sua femminilità è apparsa all’improvviso, non gradualmente, ricordo anche l’attimo, perché fu un’apparizione.
Eravamo sulla spiaggia lei ed io, all'ora del tramonto non c'era molta gente. Aveva un costume nero in due pezzi tenuto da dei lacci sulle cosce e sulla schiena. Il suo fisico perfetto, i piedi infilati nella sabbia con le caviglie sottili le belle cosce sode e ben formate. Gli occhi azzurri e felici, le labbra eleganti e carnose, i capelli castani raccolti in una coda di cavallo e gli occhi, quegli occhi maliziosi di donna.
“Papà” mi disse all’improvviso radiosa di bellezza “posso prendere il sole senza la parte sopra? Di solito con la mamma faccio così sennò mi si vede la riga dell’abbronzatura”.
Cosa rispondere? Il suo sorriso era irresistibile e un po’ malizioso, la cosa mi turbava, ma non potevo farmi vedere così bacchettone.
“Non ti metterò mica in imbarazzo?” disse lei sorridendo.
“Un po’ si bambina” risposi “ti sei fatta così bella ed attraente che dovrei avere un fucile per difenderti” scherzai. Sofia mi abbracciò: “esagerato, chi vuoi che mi guardi”.
Così si sdraiò sulla pancia e, velocissima, sciolse il lacciò che teneva il reggiseno del costume, poi si girò con i seni al vento.
Erano grossi e sodi con i capezzoli vigorosi e rosati. Come dune nel deserto le grosse tette di mia figlia accompagnavano il suo respiro ed i suoi movimenti, ondeggiando davanti ai miei occhi. Chi non avrebbe fatto neanche un pensiero?
Quella immagine di Sofia che prendeva il sole accanto a me con braccia distese lungo i fianchi una gamba alzata i seni scoperti e la pelle come ambra delicata e tesa, mi turbò e la vidi per la prima volta non più come la mia bambina, ma come una donna. Una dea.
Non riuscii a controllare l’erezione che mi infiammò all’improvviso e dovetti correre in mare e scappare via da lei.
Da quel giorno come un fiume sotterraneo il pensiero di lei ogni nato riaffiorava, ma vivendo lontani e con la forza di volontà di scacciare quel desiderio riuscii a fingere che non fosse successo nulla. Passò qualche tempo prima di quella vacanza nella quale Sofia avrebbe trascorso tre settimane con me al mare, ero felice, ero anche un po’ preoccupato.
Sofia invase la casa con la sua allegria,la sua bellezza, la sua felicità di giovane donna. Il primo giorno comprò dei fiori che mise alle finestre: “che triste questa casa senza fiori” disse.
Una ragazza meravigliosa, brillante negli studi e senza grilli per la testa. Desiderata da tutti i ragazzi non era innamorata di nessuno. Notai che aveva perso definitivamente la sua magrezza infantile per trasformare le sue curve in quelle vigorose di una femmina, le piaceva mangiare, faceva parte della sua bellezza, della sua vitalità.
Con mia sorpresa non ebbi desideri erotici indirizzati verso di lei e questo mi rendeva tranquillo. Stavo bene.
Il caldo ed il sole signoreggiavano.
Sofia aveva fatto presto amicizia con un gruppo di giovani, ragazzi e ragazze che cominciarono a frequentare la nostra casa.
A me la cosa piaceva e divertiva.
Soprattutto aveva fatto amicizia con una ragazza di nome Petra.
Anche questa Petra, come Sofia, era bellissima; rossa di capelli con profondi occhi azzurri ed un vigoroso corpo in fiore. Petra studiava il tedesco e così si erano conosciute.
Un girono rientrai a casa perché, la gita in barca che avevo programmato con degli amici era stata rimandata all’improvviso.
Le due ragazze erano sulla terrazza.
“Aspetta papà”
Disse Sofia sentendomi entrare e ridendo con la sua amica: “Siamo un po’ nude in terrazzo”
“Tranquille state comode” dissi vado a farmi una doccia.
Così il mio demone venne di nuovo farmi visita.
L’immagine di quelle due bellissime ninfe che prendevano il sole mi eccitò alla follia e mentre mi facevo la doccia il cazzo mi divenne duro come un bastone.
Mi risuonava nella testa il sorriso di Sofia mentre mi diceva che le sue amiche erano “pazze di me...” sarà stato un po’ per prendermi in giro anche se ora, mentre mi guardavo allo specchio uscito dalla doccia tutto sommato non ero da buttare. Va bene un po’ di pancetta, ma un bel sorriso capelli ancora neri, barba un po’ brizzolata. Presi un asciugamano e me lo misi intorno ai fianchi senza vestire nulla sotto, così scesi in cucina con quello strano senso di avventura e di rischio. Come avvicinarsi ad un tavolo da gioco. Le ragazze erano ancora sulla terrazza però avevano indossato i costumi.
Petra aveva un bikini e un pareo bianco forse per proteggere la pelle delicata dal sole.
Sofia invece vestiva un due pezzi rosso con i lacci ai fianchi e un anello di metallo per collegare le due coppe dei seni.
“Comode ragazze vado a farmi un caffè in cucina volete qualcosa anche voi?”
“Lascia stare il caffè papà” rispose Sofia.
“Petra, che è mezza spagnola, ha preparato della sangria che trovi in frigo... prendine un po’ e magari ne porti due bicchieri anche a noi”.
“Va bene...” dissi allegro.
Insomma le due erano nude e stavano bevendo. Un padre si dovrebbe preoccuparsi, ma Sofia era una ragazza così composta che non c’erano ragioni di allarmarsi. Così andai in cucina riempii tre bicchieri di Sangria li posi su un vassoio e, vestito del mio asciugamano annodato sui fianchi, andai in terrazzo.
Mi sedetti sulla sdraio proprio di fronte a Petra con in suo luccicante sguardo prese il bicchiere e mi sorrise con una malizia davvero esplicita.
Ebbi il sospetto, per pura vanità, che quella ragazza mi desiderasse. Sofia si mise invece alle mie spalle sdraiata.
“Così tu sei mezza spagnola e prepari una ottima sangria”
“In realtà ho studiato in Spagna non sono spagnola davvero... però ho imparato a preparare la sangria. Le piace?”
“Certo” risposi “l’importante è che io non ne beva troppa”.
Le due ragazze risero.
“Noi forse abbiamo un po’ esagerato oggi qui sotto il sole”
“Voi siete giovani” risposi.
Quindi avevano già bevuto abbastanza, forse troppo,
“Mi dispiace avervi disturbate”.
Sofia mi rispose:
“No figurati papà stavamo solo prendendo il sole senza il costume”
Sorrisi “Già il problema delle righe bianche”
Intanto Petra con tutta la sua terribile malizia sorseggiava la sangria guardandomi diritto negli oggi, questa volta in modo più che esplicito, forse eccitata dall’alcol. La ragazzina aveva voglia pensai.
Allora, quasi per gioco, allargai un po’ le gambe e spostai come per distrazione l’asciugamano tanto che lei potesse vedere il mio uccello che era leggermente barzotto.
Petra senza il minimo ritegno si morse il labbro inferiore. Poi Sofia si voltò verso di lei per dirle qualcosa e così Petra distolse i suoi occhi azzurri dai mei.
Non ci credevo quella bellezza mi voleva davvero. Stavo per allungare la mano sul uccello per farglielo vedere mentre cresceva.
Ma ebbi un sussulto di pudore e così tornai a coprirmi e dissi: “scusatemi ragazze starei tutto il tempo a chiacchierare con voi ma devo ancora lavorare un po’... vi lascio di nuovo sole” dicendo questo sorrisi a Petra che ricambiò con un saluto o un po’ stentato. Era contrariata dalla fine di quel gioco che le piaceva tanto: sedurre il padre della sua amica.
Passarono pochi minuti e sentii Petra che mi salutava per andarsene poi la porta si chiuse e rimanemmo soli: Sofia ed io.
Scesi sempre vestito del mio asciugamano e tentai di fare il padre:
“Sofia non ti voglio rovinare la festa, ma non avrai bevuto troppo vero?”
“Non troppo papà” rispose lei mentre stava sdraiata a pancia in giù prendendo ancora il sole con quella tenacia tipica delle donne.
“D’altra parte oggi non vado da nessuna parte e Petra è così divertente non trovi?”
Quella domanda era un po’ insidiosa ed anche il tono lasciava trasparire qualcosa di strano.
“Per quello che ho potuto conoscere, certo è una ragazza divertente”.
“Già...” concluse lei alzandosi dalla sdraio ed avvicinando le labbra alla cannuccia per bere ancora della sangria. Anche quel “già” era tutto un programma, quasi un rimprovero nei miei confronti.
“Qualcosa non va Sofia?”
Le chiesi a bruciapelo ed allo stesso modo lei mi rispose.
“Lo sai il mio papà superfigo piace alle mie amiche” disse appoggiando per terra il biccchiere ed alzandosi.
“Vado a prendere la crema protettiva, poi me la spalmi come quando ero piccola?”
Cosa potevo dire che ora non era più una bambina? Cosa avreste detto voi?
“Certo ti aspetto.” Risposi.
Sofia si avvicinò con un sorriso assassino, mi pose una mano sulla spalla e mi appoggiò le labbra all’orecchio sussurrando con voce spezzata:
“Sai che mi ha detto Petra? Che bel pisellone che ha tuo padre!”
E così in fretta si allontanò camminando sulle punte dei piedi e lasciandomi senza fiato.
Petra le aveva già detto tutto.
Che fare?
Decisi di fingere che nulla fosse accaduto.
Sofia tornò dopo qualche istante.
Si allungò sulla sdraio senza dire nulla, dopo avermi dato il tubetto della crema protettiva.
Incrociò le braccia dietro la schiena ed aprì, con un movimento fulmineo, i lacci del costume, in questo modo le due sottili face di tessuto caddero ai suoi fianchi. Come quella volta la mare pensai.
Nessuno parlava.
Le feci colare della crema sulla schiena e cominciai a massaggiarla con entrambe le mani.
dalle spalle al collo e poi sui fianchi.
Notai che la vetrata della terrazza, rifletteva il suo volto, anche se non in maniera distinta potevo vedere le sue espressioni.
Tutto questo avveniva in un silenzio magico di sogno.
A questo punto risalendo con le mani verso le ascelle sfiorai il rigonfiamento dei seni.
Che meraviglia, duri e sensibili almeno a giudicare dalla espressione riflessa di Sofia che teneva gli occhi chiusi e le labbra socchiuse.
A quel punto ripassai con le mani dai fianchi al torace e stavolta mi soffermai più a lungo con la punta delle dita, sul gonfiore dei seni. Sentii il suo respiro farsi più profondo.
Stava succedendo qualcosa di inaudito.
Vidi le sue mani allungarsi lungo i fianchi, sempre nella più totale assenza di parole, le dita esperte tirarono i lacci del costume con delicatezza ed i nodi si sciolsero.
Le versai della crema sulle cosce e cominciai a massaggiarle le gambe, salendo verso il glutei.
Il culo di Sofia, credetemi è un opera del demonio: duro, sodo e curvo come un arco teso verso il cielo. Il costume le era affondato tra le natiche, ma ora che lo aveva slacciato, fu facile mentre la massaggiavo spostarlo un po’ tanto che alla fine Sofia rimase nuda davanti ai miei occhi.
Continuai ad accarezzare quello splendore di ragazza, che però era mia figlia, senza fretta quindi, con la mano le accarezzai tutto l’interno della coscia ed arrivai alla figa.
Bella gonfia e umida, era come un fiore cosparso di miele.
Orami la trattavo con la naturalezza con la quale avrei trattato una donna.
Lei allargò le cosce e sollevò il culo per facilitare le mie carezze così appoggiai il pollice sul buchetto più stretto senza infilarlo però, massaggiandolo con delicatezza.
Sofia cominciò a emettere dei profondi sospiri e dei suoni. Con le mani si teneva ora al ferro della sdraio per alzare il culo e farsi accarezzare più profondamente, infiammando così la mia libidine.
A questo punto Sofia era pazza di desiderio e la vidi nel riflesso della vetrata mordersi le labbra forse per impedirsi di urlare.
Slacciai quindi il nodo dell’asciugamano e rimasi, anche io, nudo con il pisello duro e gonfio.
Lei mi vide nel riflesso della vetrata e fece un espressione di stupore, poi si passo la lingua sul labbro superiore, sapeva che la stavo osservando.
A questo punto le afferrai con la mano i capelli e la costrinsi a sedersi sulla sdraio.
Ricordo che teneva le labbra socchiuse, mentre mi osservava stupefatta, ero in piedi di fronte a lei.
L’incanto dei suoi seni mi stava di fronte con i capezzoli scuri ed abbronzati.
Il mio uccello le dondolava proprio davanti al viso come una terribile sfida, Sofia aveva una espressione incredula e spaventata.
Ricordo le sue mani posarsi sui miei fianchi, lo smalto rosso sulle unghie delle dita.
Le sue labbra socchiuse mentre le allungavo una mano tra i capelli.
Sofia era sfrenata, mi stringeva l’uccello tra le grosse tette e mi fissava con malizia sorridendo poi riprendeva a succhiare.
“Che grosso che c’è l’hai papà... quante volte l’ho desiderato”.
Queste furono le prime parole che disse in tutta questa lunga sequenza di sogno. I tabù erano oramai andati in frantumi.
Per fortuna Sofia non era vergine e mi disse che aveva avuto delle storie saltuarie e che al momento era attratta solo da me e da Petra, uno di questi giorni avremmo fatto l’amore anche con lei, propose.
Mi sedetti sul divano e Sofia sali sopra di me, prese l’uccello e se lo appoggio tra le cosce poi ci scivolò sopra e comincio a sculettare e ad incitarmi ... “sbattimelo dentro papà... fammi godere”.
Le tenevo i fianchi con le mani, era ancora unta dalla crema protettiva.
E mentre tremava per suo il primo orgasmo quasi immediato le appoggiai il dito sul buchetto del culo.
Che estasi quando chiuse gli occhi e si morse le labbra.
Mi eccitavano da morire le sue belle tette appoggiate sul torace, indifese e grandi che tremavano e sbattevano come colombe in gabbia.
Ero fuori di me, stavo impalando mia figlia.
“Ora te lo metto nel culo!”
“No è troppo grande papà..,”
“Silenzio e obbedisci” era come se stessi indossando una maschera come se il
vero me stesso fosse seduto lì a fianco allibito a guardare quello che stava succedendo.
Intanto montare Sofia mi dava un energia sessuale inaudita come non avevo provato con nessuna altra donna.
L' avevo fatta mettere in ginocchio sul divano, le tenevo con una mano il collo e la colpii più volte con l’uccello come se fosse un bastone facendolo schioccate proprio tra le natiche.
Ogni volta che la colpivo sospirava.
Le Infilai piano la cappella nel culo, poi lei disse:
“Toglilo ti prego è troppo grande... è enorme”
Allora levai il pisello dal buchetto e lo infilai tutto nei petali bagnati della figa, facendola sussultare.
Come era eccita. Urlava e mordeva il tessuto del divano. Le tenevo saldamente i fianchi mentre ruotava il culo in preda alla follia del desiderio. Finimmo con lei che, sculettando inginocchiata tra le mie gambe, me lo succhiava e leccava con passione fino a quando finalmente spruzzai lo sperma dai coglioni; Sofia allontanò in quel momento la bocca dal mio uccello infuocato e gli schizzi le gocciolarono sul volto, sulle labbra e sulle tette.
Arrivarono quindi le parole.
Sofia mi raccontò che la sua passione per me era da tempo sbocciata, che mi aveva spiato sotto lo doccia e che si masturbava spesso pensando a me. Disse che mi guardava il gonfiore nei pantaloni e che non provava nessuna vergogna per quel desiderio.
Disse anche che aveva letto dei testi di psicologia infantile per capire questa sua passione che era stata precoce quanto irrefrenabile e pensava che fosse dovuta la fatto che sua madre ed io ci fossimo separati.
Poi parlò di Petra.
“Mi piace fare sesso con lei” disse ed aggiunse con la più grande naturalezza “domani la chiamiamo così lo facciamo in tre tutto il girono ti va?”
Non ero certo che mi andasse non volevo che altri sapessero della mia deviazione sessuale per mia figlia. E lo dissi a Sofia.
“Non ti preoccupare sa tutto...”
Ridemmo insieme di quella follia e di quella ebrezza.
“Usciamo tutti e tre questa stasera ti va papà?”
Sofia era irrefrenabile la fantasia non le lasciava pace ed ammetto che anche io ero curioso.
“Va bene prenoto il ristorante”
Qualche ora dopo il mare con il suo ritmo misterioso frangeva le sue onde sugli scogli, poco lontano eravamo seduti noi, al tavolo del ristorante a parlare di libri e di sciocchezze.
Petra sembrava uscita da un fumetto erotico.
Aveva un vestito verde molto scollato, notai i seni rigogliosi e densi di efelidi.
Intorno al collo aveva una fascia sottile di velluto nero.
Non indossava il reggiseno e la brezza marina le aveva stuzzicato i capezzoli che spuntavano da sotto il vestito leggero. La sua chioma rossa era raccolta dietro la nuca e degli orecchini di perla le davano un tocco di Medioevo e mistero. Indossava dei sandali alla schiava con i lacci di cuoio intrecciati fino quasi sotto il ginocchio.
Sofia invece indossava un tubino nero molto elegante, ma troppo stretto per le sue curve.
Le immaginavano mentre una sopra l’altra si strofinavano le tette scambiandosi baci appassionati e carezze femminee.
Tutto sembrava armonioso e la cena trascorse con le sue ragazze fiammeggianti accanto a me.
Avevamo oramai finito di mangiare e mi allontanai con una scusa qualsiasi. Sofia mi sorrise con uno sguardo di intesa.
Ero fuori, in riva al mare, le vedevo parlare in modo concitato sedute al nostro tavolo. Ridevano e Petra sembrava entusiasta ad un certo punto accennò ad un applauso. Chissà cosa le stava raccontando Sofia.
Rientrai e ripresi la mia posizione.
Un occhiata di rimprovero allegro da parte di Petra mi colpì: immaginai che sapeva quello che era successo.
Anche Sofia se la rideva divertita.
“Ora andiamo a casa papà. Petra viene con noi”
“Va bene principessa” dissi come se quell’ invito fosse un normale invito ad un’amica, mentre invece a me pareva fosse un salto in un mare ignoto. Mi misi al volante, ma le due ragazze si accomodarono sui sedili posteriori.
Non dissi nulla e partii.
Se la perfezione può essere immaginata allora la si può cogliere in un bacio tra due ragazze, pensai quando vidi, tra le ombre della notte nello specchietto retrovisore, le loro mani sottili cerarsi e le labbra carnose sfiorarsi ed abbandonarsi a languidi baci.
Sofia aveva infilato le dita sotto il vestito di Petra ed accarezzava i rigogliosi seni dell’amica che si abbandonava completamente a lei.
Presto le ragazze cominciarono a gemere mentre le loro carezze si facevano più audaci. Arrivammo così a destinazione. Le due amanti si ricomposero e tutti e tre uscimmo dalla macchina sorridendo.
Quando entrammo in casa tutto accade in fretta i vestiti delle nife volarono sul pavimento e rimasero nella loro abbagliante nudità...si baciavano incuranti della mia presenza con i seni appoggiati l’una all’altra, le dita curiose e frenetiche correvano delicate ed avide.
I gemiti e lamenti delle due amanti riempivano il silenzio della notte.
“Dai papà Petra vuole provare il tuo cazzo sbrigati” disse Sofia in preda alla più sfrenata libidine. Così mi levai la camicia e sbottonai i pantaloni.
Il pisello mi saltò fuori dalla patta duro e ricurvo, le ragazze non aspettavano altro e si misero subito in ginocchio a leccare e succhiare a turno. Allungai una mano sulla nuca di Sofia e l’altra tra i capelli di Petra.
Non saprei dire se ero in paradiso o all’inferno certo la situazione era fuori dall’ordinario, mi entivo un dio potente e violento.
Salimmo in camera ed il letto fu subito occupato dalle mie due sfrenate compagne di giochi.
Io mi sedetti sulla poltrona a guardare mentre mi accarezzavo l’uccello.
Sofia si mise subito a leccare l’amica tra le cosce. Quando si furono scaldate mi chiamarono: “dai papà ti piace il culetto di Petra vero?”
Petra era veramente uno splendore. Era carponi sul letto che mi si offriva vogliosa.
Afferrai per i capelli Sofia e le dissi : “Bagnamelo un po’ con la bocca”
Sofia non se lo fece ripetere e cominciò a succhiare usando più saliva possibile, intanto avevo appoggiato la mano sul nervoso culetto di Petra e con il pollice già le stavo massaggiando il buchetto rosa.
Dovetti spingere un po’ ma, al contrario di Sofia, Petra si lascio sfondare senza troppa resistenza.
In breve le avevo spinto l’uccello nel culo fino ai testicoli.
“Anche io vorrei un papà così...” disse la rossa palpitante di desiderio mentre la inculavo.
“Tuo padre mi fa godere con il culo che meraviglia. Ora ti monterà tutti i giorni con questo bastone di fuoco sei contenta?”
Ruotava i fianchi sempre più veloce fino al momento in cui sentii distintamente le onde del orgasmo travolgerla.
Intanto guardavo Sofia che si era seduta sulla poltrona dove prima ero seduto io. Aveva le cosce strette e le mani infilate tra le cosce si toccava in preda alla frenesia.
Non venni per miracolo, forse perché un po’ stanco dal sesso di qualche ora prima.
Quando levai l’uccello dal culo di Petra lei vibrò come una foglia al vento. Tremendo per il piacere.
Vedendo Sofia in preda alla libidine non esitai.
“Ora tocca a te bellezza mia... avanti vieni qui”.
Sofia mi obbedì e si alzò.
Io la girai verso il muro.
“Allarga bene le gambe e non avere paura”
Le sussurrai all’orecchio.
Sofia allungo le mani sulla parete e si piegò verso di me.
Si voltó a guardarmi con uno sguardo misterioso.
“Aprimi...” disse.
In quel momento Petra mi si avvicinò.
“Aspetta le fai male con questo pisellone; bagnalo bene prima”
E dicendo questo si inginocchiò tra me e Sofia e prese a succhiarmi e bagnarmi il pisello con il quale poco prima l’avevo inculata.
Ero impazzito dalla perversione non so cosa mi stesse succedendo. Il pene mi bruciava come fuoco. Quelle due ragazzine così calde e vogliose mi stavano mandando all’inferno.
Dopo avermi quasi fatto venire Petra si dedicò a Sofia che stava sempre appoggiata al muro.
Sofia le spingeva il culo in faccia per godere di più e Petra le infilava la lingua ovunque, era uno spettacolo irresistibile.
“Dai adesso maiale incula anche tua figlia e falla godere”. Disse Petra sorridendomi.
Così appoggiai la cappella tra le natiche di Sofia che, volenterosa, si piegò inarcando la schiena.
Pesto le entrai nella carne.
Stavolta eccitata dai baci dell’amica non oppose resistenza. Però si vedeva che provava dolore e non era abituata a prenderlo nel culo.
Così le accarezzai l’inguine per calmarla e non mi mossi per qualche secondo interminabile.
“Vieni appoggiati a me amore” disse Petra
Allora come una macchina di teatro, ci voltammo e Sofia abbraccio Petra appoggiando i seni gonfi a quelli altrettanto duri e sodi della rossa che intanto la baciava con delicata passione.
Poi successe qualcosa. Sofia si volto verso di me incitandomi.
“Spingi papà...mi sto eccitando”
Lei sussultò un po’ ma io affondai nella carne che si aprì dolcemente, poi tornai indieto quasi fino a levare l’uccello e quindi lo piantai ancora con ritmo indiavolato.
La ragazza cominciò, con mia sorpresa, a muoversi e dimenarsi come una gazzella in una trappola, intanto sbatteva le tette su quelle di Petra.
La schiena curva come un giunco, perfetta.
Le natiche tonde e sode che tremavano e ruotavano in una danza vertiginosa, appoggiate sul mio un perno di carne.
“Ti piace che paparino ti apra il culo vero puttanella” disse Petra.
“Godi papà ti prego io ci sono...riempimi il culo”
Implorò Sofia spaventata da quel nuovo piacere, ma era anche sfrontata e perversa.
Anche io oramai ero pronto e scoppiai in un potente orgasmo che si diffuse come un sisma, tra la carne ed i sensi.
Ad ogni colpo Sofia gemeva, teneva la bocca socchiusa sulla spalla dell’amica finché non le tolsi l’uccello gocciolante dalle natiche.
E mi buttai sul letto.
Dannato come un angelo maledetto.
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